Gli Stati Uniti a un anno dal caso Floyd

Nel primo anniversario della morte di George Floyd, a un mese dalla condanna del poliziotto che lo ha ucciso, è apprasa una mia intervista ad Alessandro Portelli per L’Incisiva. Una chiacchierata su Zoom, durata circa un’ora, per affrontare la questione razziale avvalendosi della saggezza di Portelli, già professore ordinario di letteratura angloamericana all’Università di Roma “La Sapienza” e autore di numerosi libri, tra cui, da ultimo, Il ginocchio sul collo. L’America, il razzismo, la violenza tra presente, storia e immaginari (Donzelli 2020). Tutti abbiamo visto quel “ginocchio sul collo” nel famigerato video a cui un anno fa seguì l’indignazione, la rabbia, la mobilitazione. Qual è la situazione negli Stati Uniti dopo l’esplosione della protesta innescata dal caso Floyd la scorsa primavera, dopo la sconfitta di Trump a novembre e l’assalto di gennaio al Campidoglio di Washington, dopo i primi passi della presidenza Biden? Cosa resta di Black Lives Matter, l’avanguardia democratica alla testa del più grande movimento di massa nella storia degli Stati Uniti? Portelli mi ha detto la sua, commentando le cronache recenti e volgendo lo sguardo alla storia e alla cultura americana, ma senza dimenticare le vicende di casa nostra, dove pure, anche ammettendo tutte le debite distinzioni rispetto alla diversa realtà d’oltreoceano, il razzismo continua senz’altro ad essere un problema da affrontare, e con urgenza.

4 Risposte to “Gli Stati Uniti a un anno dal caso Floyd”


  1. 1 auacollage aprile 2, 2022 alle 8:37 am

    Non credo che passerà, diciamo così. Specialmente in un paese dove lo schiavismo era legale e approvato sino al 1900 e passa. E poi..solo formalità e violenza. Il dna anglosassone è diverso da quello latino. I romani con I liberti? Solo una consapevolezza inconcepibile! La civiltà non è solo un sistema basato sul denaro è difeso dalla violenza.

  2. 2 loziodamerica aprile 3, 2022 alle 8:30 am

    La storia americana ha caratteri singolari, perché gli Stati Uniti, più di ogni altro paese occidentale, vivono al proprio interno le contraddizioni dell’Occidente nel suo rapporto con i non-occidentali. Ciò ha prodotto e continua a produrre conflitti, ma anche riflessioni e azioni collettive da cui noi altri occidentali qualcosa dovremmo pure imparare. Gli elementi di questo possibile confronto sono molteplici e impossibili da riassumere in due righe. Il mio è sempre un invito all’approfondimento nei confronti di una realtà, quella americana, conosciuta soprattutto attraverso la cinematografia, sull’importanza e i limiti della quale pure ci sarebbe molto da dire…

  3. 3 auacollage aprile 3, 2022 alle 10:58 am

    Concordo che è meglio viverci, addirittura se fosse possibile in vari stati.
    Per quanto mi riguarda non l’ho vista solo nei film…purtroppo. E nonostante tutto gli Stati Uniti è vero che se sei benestante e una persona onesta ti senti protetto e rispettato.

  4. 4 auacollage aprile 3, 2022 alle 11:01 am

    ah io sono bianca quindi non ho vissuto sulla pelle la realtà nera che deve essere stata tremenda e, alla fin fine, lo è tutt’ora.
    nonostante la cinematografia, sempre pedagogica che insegnò Meyer, promuove il meeting pot a tutto spiano . Anche in modo goffo, dico io, perchè proprio non ce la fanno, suppongo. Rimaniamo a “Indovina chi viene a cena”.


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